Gastone Ranieri Ridoni

Un’identità pittorica che si riconosce di primo acchito grazie ad uno stile inconfondibile e multiforme che si realizza e manifesta con coreografie dettate a seconda del soggetto e del momento del rilascio e della posa del colore; a volte manifestate con evoluzioni geometriche che rimandano a tratti tipicamente futuristi; altre espresse da richiami naturalistici dall’impronta veristica, altre ancora di citazione minimale se non  addirittura  naif.

Un caleidoscopio narrativo dalla sorprendente varietà di composizione e dalle conseguenti alternanze luminescenti  dall’intercalare di riverberi, bagliori e rifrazioni che la dicono tutta sulla preparazione tecnica e la perizia descrittiva sciorinate con  così grande competenza.

Riesce  a coniugare  verbi assolutamente inusitati per illustrare i suoi racconti che, a volte, come fossero cascate irruenti, si moltiplicano in  gettiti, effluvi, rivoli e rigagnoli dalla normale cadenza di genere di impronta figurativa;  oppure si dipanano in una sorta di magma informale che liquefacendosi assortisce i colori favoleggiando accostamenti inconsueti, rari, ma sempre ordinati da una regia di intrigante e ardita eleganza. Si possono fondere allora resoconti  desunti da un’intimità di stretta natura umana e deposizioni  di nebulose aeriformi e gassose  rubate a velate atmosfere boreali che sembra impossibile appartengano alle stesse mani creatrici, allo stesso nucleo o fulcro pensante. Il filo conduttore dei suoi excursus è sempre una grande passione mal repressa e così manifesta che sa amalgamare la tenerezza di pennellate come velature,  al più violento rilascio di materia assemblata da un tecnica mista dalla resa ruvida asincrona e opalescente.

Tutti taciti inviti a scrutarsi dentro nel più profondo buio della propria intimità con il fare introspettivo dell’artista che esprime nelle sue opere, aiutato da un simbolismo delicato mai esagerato, la voglia di osservare, meditare, elaborare per dichiarare al mondo l’esito di tale intimo processo analitico.

Antonio Anastasia appare come il figlio di un vissuto situazionista del cinema della nouvelle vague, della tormentata introspezione di Francesca Woodman e dell’erotismo pericoloso di Milan Kundera: gli piace rubare  vedute, scenari e panorami mentali per trasmettere al fruitore della sua opera , l’aspetto più insolito e tridimensionale del pensiero che  è tipico dell’uomo, anche il più comune.  Il suo sentire universale lo rende così patentato e qualificato all’espressione, d’autorizzarlo a trasmettere a colori le sue fruste e rigorose sensazioni, ma compartecipare e interagire col prossimo, mentre attrae  attenzione,  rende empatia e suscita e acutizza la percezione di essere insieme.Ecco allora che il colorismo, quando sobrio e armonico e quando ispirato e potente, è fonte di vigorosi contrasti  tonocromatici ed  elargisce a questo eclettico artista quella rassegnata ma anche pacata accettazione di se stesso e del proprio stato, da conferire ai propri dipinti un latente sensualismo acceso e ridondante.

Gastone  Ranieri  Indoni 

critico d’arte