Salvatore Russo
Oltre una figurazione che ha nella tradizione la sua origine. Oltre gli sciocchi intellettualismi di massa che vedono nella follia del segno la nuova pietra filosofare. Oltre le scorciatoie concettuali tese all’esaltazione del nulla, nascono le splendide composizioni visive di Antonio Anastasia. Molti paragonerebbero l’opera “Composizione musicale e fiori tropicali” del Maestro Anastasia all’opera “Clarinetto e violino” del 1913 di Braque. A differenza del cubismo di Picasso e Braque, la nuova architettura visiva di Anastasia si basa su cromatismi più accesi e su geometrie che vengono ridefinite di volta in volta a seconda del soggetto rappresentato. Il Maestro Anastasia è stato in grado di elaborare una propria linguistica segnica, un suo alfabeto visivo con il quale esprimersi. Una geometria che per la varietà della forma la paragonerei alla conoscenza enciclopedica del più erudita tra gli uomini.
Con il suo lavoro Antonio conduce chi guarda in un mondo abitato da segni e simboli da decifrare. Lo spazio e il tempo si annullano per favorire la bellezza di una rappresentazione capace di sedurre lo sguardo dell’istante.
Una rappresentazione che indaga la complessità dello spazio attraverso una linguistica segnica dai contorni danzanti. Una linguistica che non è legata ad alcuna aristocrazia della forma, ma che è libera, tanto da far credere, che anche il cosmo possa trasformarsi in un’entità tangibile.
Aprile 2012 sul volume “I Segnalati”
Tra le bellezze del cosmo e i paradisi dell’Eden nasce la sua splendida Arte. Una meravigliosa danza poetica che attraverso le sue trame raggiunge l’infinito.
Salvatore Russo – Critico d’Arte